Non sembri un titolo astruso o mal formulato, piuttosto sintetizza quanto l’oggi ci spinge a fare. Nella stazione di Udine, alcuni giorni fa, una giovanissima ragazza (16 anni) è morta per overdose. Un fatto drammatico, accaduto vicino a noi, sul quale dobbiamo pur riflettere; le notizie non possono continuamente scivolarci addosso, come se nulla accadesse.
Cosa dire? Trovo ispirazione da alcuni articoli di giornale letti in questo periodo. Innanzitutto una citazione di Benedetto Croce ”Ai giovani non c’è altro da dire se non: guadagnatevi la vostra verità … Nel passaggio dalle nostre alle vostre mani, le verità diventano rami secchi, e sta solo a voi la potenza di farli rinverdire”. Ci sono verità permanenti etiche ed esistenziali che di generazione in generazione vengono consegnate nelle mani dei giovani. Molto spesso dai giovani queste verità etiche ed esistenziali vengono accolte (o meglio non accolte) in quanto considerate “rami secchi”, inutili, superate, obsolete, vetuste… Anzi, molto spesso, si coglie un moto di ribellione, di rifiuto, di negazione a fronte di questa consegna (che poi non è altro che l’atto dell’educare). Penso che non ci sia genitore o insegnante o educatore in genere che non raccomandi agli adolescenti e ai giovani di evitare percorsi pericolosi quali l’assunzione di droghe, il gioco d’azzardo, l’assenza di studio o di significativi interessi ecc. eppure molti ragazzi e ragazze si avviano per sentieri veramente mortali.
Gli adulti vivono tutto questo con un senso di impotenza e di sofferenza, ben conoscendo i possibili e inevitabili esiti. Certamente l’oggi della contemporaneità è assai diverso da quello vissuto da noi adulti; le trasformazioni sociali incidono sullo sviluppo, sulla salute e sulla crescita dei giovani in maniera significativa. Lo sviluppo globale della persona avviene in un rapporto continuo e dialettico con ciò che ci circonda (nessuno escluso); l’adolescenza peraltro è un periodo ad alta sensibilità nei confronti degli stimoli esterni e ha un ruolo centrale per determinare, segnare, indirizzare il benessere successivo. Cito: “E’ in adolescenza che si affinano le modalità di funzionamento cognitivo, affettivo-relazionale, la capacità di tollerare le frustrazioni, di amare e accedere il piacere, di utilizzare le proprie risorse creative e progettuali, tutte competenze indispensabili per costruire una vita adulta soddisfacente. Gli adolescenti di oggi sono sollecitati da una quantità senza precedenti di stimoli e informazioni ad alta frequenza. I nativi digitali hanno pochissimi spazi di vuoto e di noia. Ciò comporta vantaggi in termini di apprendimento, ma è necessario proteggere gli spazi di quiete… Il mondo che cambia è anche il mondo delle nuove sostanze d’abuso, dell’offerta sempre più varia e a basso costo di molecole ad azione psicotropa i cui effetti a lungo termine sono ancora poco noti” (Claudio Mencacci, Presidente Soc. It. Di Psichiatria).
Cosa fare? Siamo chiamati a proteggere e a proteggerci. Una frase mi pare significativamente intensa: è necessario proteggere gli spazi di quiete. Per me significa darci tempo per chiacchierare insieme, per passeggiare insieme (come abbiamo fatto sabato scorso), per ascoltare musica insieme, per avere occupazioni gratuite comuni e condivise, per pensare interiormente, per… Fondamentalmente è avere un sogno da realizzare nella pienezza delle possibilità date, evitando pericolose e mortali scorciatoie. L’esserci a scuola, con la fatica e l’impegno che comporta, è modalità fondativa per crescere, individuare, progettare e realizzare il nostro sogno. E fondamentalmente ogni sogno è riassumibile nella ricerca del bello, del buono e del vero per noi e per tutti gli altri. Buon cammino ragazze e ragazzi, nella piena consapevolezza che i vostri docenti sono per voi e con voi.
Giovanni Dalla Torre, dirigente
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