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Inizio anno: saluto del DS

Contenuto in: 
Numero Circolare: 
016
Data di emissione: 
16/09/2015

Ai Docenti
Agli Allievi
Ai Genitori tramite gli Allievi
Al personale ATA

Oggetto: Saluto per l'inizio dell'anno scolastico

L’attività scolastica è avviata e sta riprendendo i ritmi consueti. Nei giorni scorsi ho incontrato molti genitori per  aprire un colloquio costruttivo con le famiglie, anche alla luce delle novità della L. 107/15. Ho ribadito alcuni aspetti fondativi dell’educare e della corresponsabilità che si deve porre in atto sia da parte della Scuola sia da parte della Famiglia. Non tutto, evidentemente, è stato possibile dirsi. Alla luce di diverse letture, anche recenti, desidero offrire alcuni passaggi - spero condivisi -  con gli attori e i protagonisti dell’educare: allievi, docenti, genitori.

Agli allievi.

“Lavoriamo in profondità, senza ambizioni particolaristiche, con alto senso del dovere…” (Alcide De Gasperi, Scritti e discorsi politici, Il Mulino, 2006). Questa frase ripetutamente pronunciata dallo statista trentino potrebbe essere commentata con le parole di una scrittrice-insegnante, Paola Mastrocola,  che nel suo ultimo libro così scrive: “Quando diciamo <studiare>, intendiamo andare a scuola, avere un’istruzione, procurarsi un titolo, possibilmente una laurea; non intendiamo invece quasi mai l’altro significato del verbo: l’atto in sé, lo stare sui libri”. Si tratta di perdersi, di lavorare in profondità, di approfondire e di conoscere senza guardare l’orologio, senza il fruscio di fondo di sms, e-mail, social network. Continua ancora l’autrice: “ Abbiamo un solo modo di cambiare le cose: metterci a studiare (…). Ti ribelli, spegni il cellulare, computer, mail, messaggi, tivù, radio… Spegni. Te ne vai. Tanti saluti. Pensi. Studi. Allora sì che lo studio diventerebbe il gesto più rivoluzionario che possiamo compiere” (Paola Mastrocola, La passione ribelle, Editori Laterza, Bari).

Ai genitori.

“Per quanto riguarda l’educazione dei figli, penso che si debbano insegnar loro non le piccole virtù ma le grandi”, così Natalia Ginzburg in Le piccole virtù, 1962. Ironico è il titolo per indicare invece che bisogna educare alle grandi virtù. Ma che cosa sono le “grandi virtù”? Ce lo spiega la stessa Ginzburg: “Non il risparmio, ma la generosità e l’indifferenza verso il denaro; non la prudenza ma il coraggio e lo sprezzo del pericolo; non l’astuzia, ma la schiettezza e l’amore alla verità; non la diplomazia, ma l’amore per il prossimo e l’abnegazione; non il desiderio del successo, ma il desiderio di essere e di sapere”.

Ai docenti

 “L’arte di interrogare non è facile come si pensa. È più arte da maestri che da discepoli; bisogna avere già imparato molte cose per saper domandare ciò che non si sa”. Ha pienamente ragione Rousseau con questa sua affermazione. L’interrogare è, infatti, un’arte, talora ben più difficile del rispondere. La scienza procede attraverso la ricerca che si alimenta di quesiti, e porre correttamente le domande presuppone un retroterra di sapienza e conoscenza. Senza il fiore delle domande, soprattutto quelle “ultime” sul senso della vita, sulle scelte decisive, sui valori autentici, non si avrà il frutto delle risposte che indicano una strada o una meta nell’itinerario dell’esistenza. Già il Socrate platonico ammoniva che “una vita senza ricerca non merita di essere vissuta” (Gianfranco Ravasi, in Domenica, Sole 24 Ore, 13 settembre 2015). Potrebbero tornare utili a tutti le considerazioni pedagogiche del filosofo francese Michel de Montaigne rintracciabili nel suo testo Essais; basti qui solo queste annotazioni: “ Non desidero che chi insegna inventi e parli lui solo, desidero che ascolti il suo discepolo parlare a sua volta” e ricorda che “la parola è metà di chi la dice e metà di chi la ascolta”. È arduo aggiustare il proprio passo, rallentare, approfondire, scegliere, ricercare una sintonia di andature diverse nel cammino, ma se così non avviene tutto si guasta.

Nel periodo estivo a tutt’oggi il nostro istituto è soggetto di straordinaria manutenzione, del trasloco delle segreterie e dell’aula d’integrazione, di modifiche logistiche. Ogni cambiamento porta in sé disagi, certe  abitudini non hanno più luogo,  modalità antiche devono rinnovarsi. A tutti quindi viene richiesto un po’ di pazienza, di duttilità, di apertura al nuovo, sempre portatrici di rinnovata vitalità e di fecondo entusiasmo. Desidero quindi pubblicamente ringraziare in particolare i collaboratori scolastici e in generale il restante personale per il lavoro espletato in maniera lodevole.

A tutti un buon inizio anno.

Il Dirigente Scolastico

F.to Dott. Giovanni Dalla Torre

Firma autografa sostituita a mezzo stampa
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